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Bosnia Erzegovina (n. 28)

Bihac, Cazin, Bosanska Krupa, Sanski Most, Bosanski Petrovac, Kulen Vakuf, Bihac


inserito da
paolo di Castelplanio (AN)
nazione
Bosnia Erzegovina

periodo del viaggio
dal 16 agosto al 21 agosto 2013

durata (giorni)
6


da
Bihac

a
Cazin

km
65


16-08-2013 (1)



Racconto
Dopo una ricca colazione consumata nell’hotel 4 stelle, alle 08.30 abbiamo un incontro con il referente locale di Dueruotenelvento il quale ci consegna la cartografia e ci da’ alcune indicazioni riguardo il viaggio; alcune ne annotiamo, altre ne dimentichiamo (troppe cose dette “a voce” per un viaggio di 6 giorni!). La cartografia è una serie di stampe di computer su A4 di una mappa della Bosnia georeferenziata su Google Heart con riportata la traccia GPS. A primo acchito sembra bella, in realtà risulterà illeggibile, sia per la qualità si stampa che per la dimensione del carattere; le strade non risultano visibili. Ma abbiamo il Roadbook e il navigatore GPS GARMIN con le tracce caricate, quindi partiamo tranquilli.
Alle 9, cambiati i soldi in banca, iniziamo a pedalare. Gabriele parte con il pulmino.
Bella giornata di sole, non troppo calda. Uscendo da Bihac la strada è via via meno trafficata. Lungo il percorso incontriamo paesini; in una tappa di consolidamento del gruppo si avvicina un ragazzo che parla bene italiano; si tratta di un figlio di emigrati in Italia nel periodo di guerra che si è stabilito in provincia di Brescia, dove fa vari lavori, ed ora è in vacanza; ne incontreremo diversi di ragazzi di questa “tipologia”. Riguardo la Bosnia ci rassicura dicendo che spesso troveremo negozi, in ogni paesino, e che questi sono sempre aperti.
Arrivati a Trzac commetto un errore. Non guardo il GPS e procedo per 4km nella direzione sbagliata (non avevo attivato l’allarme che segnala percorso sbagliato). Fortunatamente la strada è in pianura. In questi primi km mi rendo subito conto dell’inutilità del roadbook fornitoci dall’organizzazione; è estremamente vago e approssimativo, nomina a volte indicazioni stradali non riscontrate nel percorso, insomma un lavoro da persone decisamente inesperte. Tornati indietro seguiamo la strada secondaria che inizia a salire e ci porta in una bella campagna; il cielo azzurro ci fa apprezzare maggiormente il bel paesaggio. Verso le 12,30, attraversiamo un gruppo di case e incrociamo Gabriele con il pulmino. C’è un negozio alimentari. Decidiamo di fermarci per la sosta pranzo. Con la prima spesa apprezziamo subito i prezzi bosniaci, molto più bassi di quelli italiani. Il gestore del negozio ci invita a pranzare in un tavolo ombreggiato da un pergolato d’uva. Poco dopo una ragazza (figlia del gestore) viene a chiederci se gradiamo del caffè turco. Sì, è la nostra risposta unanime; 14 caffè! Chiedendo il conto la ragazza ci dice che il caffè è offerto! Si ferma inoltre diverso tempo insieme ai suoi genitori a parlare con noi (lei è una studentessa universitaria e parla inglese). Questo sarà il primo di una serie di episodi che ci farà scoprire l’accoglienza, l’ospitalità e la cordialità dei bosniaci, perlomeno nei nostri confronti (gruppo di cicloturisti che raramente, immaginiamo, viaggiano per le impegnative strade del paese). Verso le 14,30 ripartiamo. Alla guida del pulmino Valentina.
Il percorso prende strade bianche anche piuttosto dissestate con strappi in salita impegnativi. In un bosco che fiancheggia la strada bianca troviamo il primo cartello di pericolo mine; ne incontreremo diversi nei giorni a venire. Superata una salita affrontiamo una bella discesa su asfalto. Purtroppo dopo la metà faccio arretrare il gruppo in quanto la traccia GPS si discosta dalla strada. Fatti alcuni tentativi non trovo però alternative e riprendiamo l’asfalto. Analizzando la traccia con maggiore attenzione mi accorgo che in questa zona è molto segmentata: ovviamente frutto di un disegno su computer e non di una registrazione, quindi approssimativa! Arrivati a Pećigrad facciamo una deviazione per visitare i resti della città vecchia (si tratta in realtà di tratti di mura) e la moschea, superando una salita non menzionata ovviamente nel roadbook né riportata nella traccia GPS che è stata disegnata in modo incompleto. La moschea nella città vecchia è chiusa ma un anziano signore ci procura la chiave per farcela visitare.
Ripartiamo per percorrere l’ultimo tratto di strada anche perché il roadbook ci segnala, sempre in modo molto approssimativo, la presenza di una torre, con una piccola deviazione rispetto alla strada principale. Questa deviazione non è presente nella traccia GPS. Iniziamo a salire su impegnative strade bianche “a caso” non incontrando la torre; giunti ad una abitazione con delle simpatiche signore chiediamo a gesti informazioni (l’inglese non è conosciuto) ma nessuno sembra conoscere la torre. Scendiamo e prendiamo un’altra direzione. Ci avviciniamo ad una piccola abitazione dove ci sono due uomini; non capiscono cosa stiamo cercando ma dopo un disegno a terra di Alberto uno dei due va nella vicina piscina e ci porta un depliant con la foto della torre (o meglio dei resti); ma non ci sanno indicare la strada. In compenso stavano cocendo su un barbecue delle alette di pollo e, con insistenza ce le vogliono offrire (fortunatamente in quel momento eravamo solo in 4). Non solo. Ci offrono birra in lattina, tenuta al fresco nella acque del ruscello che passava a pochi metri dall’abitazione. Foto di gruppo poi, visto anche che si sta facendo tardi, rinunciamo alla torre e concludiamo la tappa.
Arrivati a Cazin, troviamo subito il motel; è gestito da una signora che sembra quasi “sorpresa” del nostro arrivo. Non parla inglese ma capiamo subito che ha le camere – di diversa composizione rispetto alle nostre prenotazioni – ma che non ci passerà la cena. Dopo varie telefonate mi fa parlare con suo nipote, che conosce l’italiano e, alla fine, si convince a prepararci una buona cena, un misto di carne e pesce che ci lascerà sazi e soddisfatti. Dopo cena passeggiata in centro. I più volenterosi raggiungono la moschea che si trova nel punto più alto della cittadina. Tornati al motel ci fermiamo ad ascoltare la musica suonata ad alto volume da un quartetto bosniaco in occasione di un matrimonio. La musica ci accompagnerà fino a tarda notte (mattina presto), rendendo difficile il riposo di chi ha la camera sopra la sala del matrimonio.

Km previsti 60, effettuati 73.