Bosnia Erzegovina (n. 28)
Bihac, Cazin, Bosanska Krupa, Sanski Most, Bosanski Petrovac, Kulen Vakuf, Bihac
periodo del viaggio |
durata (giorni) |
da |
a |
km |
|
Racconto
Iniziamo con la solita lenta colazione. Il gestore è solo, ha lavorato quasi tutta la notte; attenderemo circa un’ora per essere serviti (pensare che il programma prevedeva sempre colazione a buffet!). Partiamo verso le 9. Al pulmino Lorella e Stefano.
Questa sarà la tappa più impegnativa! Dopo qualche km la traccia GPS ci fa deviare su una strada bianca sconnessa, con salita impegnativa, tratti di single track e per circa 35 km e 900 m di dislivello il percorso si articolerà su aperta campagna con strade di questo tipo: insomma un circuito degno di una gran fondo di MTB! Procediamo unicamente grazie al GPS e in alcuni tratti, prima di proseguire su certi sentieri, faccio dei tentativi in avanscoperta per capire se si tratta della scelta giusta! Ad un certo punto lasciamo la strada bianca per entrare un uno dei vari sentieri presenti nel bosco; questo esce poi su un tracciato che fiancheggia un campo dove, fortunatamente, l’erba non è molto alta. Attraversiamo vari guadi. Insomma un bel percorso…ma per chi ama e conosce la MTB. Il paesaggio è sempre bello; fortunatamente verso le 12 passiamo davanti ad una fonte freschissima; confidiamo nella potabilità e facciamo scorta di acqua fresca. Unica nota triste sono le case che presentano ancora i segni della guerra (incendiate, distrutte, bucherellate da evidenti colpi di mitraglia). Verso le 12,30 facciamo una breve sosta per visitare i resti di una chiesa ortodossa. Il gruppo è stanco; fa caldo; non sappiamo ancora quanto manca all’appuntamento pranzo dove troveremo il pulmino. Verso le 13, in questa condizioni di precarietà, la traccia GPS ci fa salire per una strada bianca che, per pendenza e fondo ghiasioso-scivoloso, è veramente impegnativa; in pochi riusciamo a salirla a pedali. E’ qui che Valentina e Flavia avranno dei problemi: per stanchezza, sovraffaticamento e la calda temperatura, hanno difficoltà a procedere, anche a piedi; Valentina accusa senso di nausea e verrà prontamente assistita da Silvia; nel frattempo corro alla ricerca del pulmino, che trovo dopo circa 5 km nel paese dell’appuntamento (Lusca Palanca); torno a recuperare Valentina e Flavia e, solo dopo vari tentativi riesco a risalire la strada bianca con il pulmino, visto il fondo impervio! Fortunatamente verso le 14,30 siamo tutti avanti ad un bar di Lusca Palanca, dove consumiamo il pasto frugale che Lorella e Stefano avevano provveduto ad acquistare. Ripartiamo verso le 15. Al pulmino Stefano, Valentina e Flavia. Presa l’acqua alla fonte che si trova all’uscita del paese pedaliamo su una tranquilla strada asfaltata.
Ad un certo punto si schianta una delle due viti che reggono la mia sella; procedo pedalando in piedi e, visto il problema, evito la strada bianca che mi suggerisce il GPS e seguo in alternativa la discesa sul comodo asfalto (circa 3 km); “Così sarà anche contenta Angela” penso, considerando quanto lei teme le discese su strade sconnesse; invece alla fine della discesa ci ricompattiamo e...manca Angela; un’auto si ferma segnalandoci che lei è caduta; senza pensarci un momento io, Edo e le infermiere Silvia e Lorella ripercorriamo a gran velocità tutta la salita, senza incontrare Angela. Scopriamo solo dopo che era caduta 200m prima della fine della discesa e che si era appoggiata in un’abitazione nelle vicinanze; riesce comunque a raggiungere autonomamente il gruppo in quanto ha riportato solo qualche escoriazione, poi scrupolosamente medicata da Silvia; motivo della caduta è stato il cellulare; per rispondere alla chiamata del figlio perde l’equilibrio e … cade.
Ripartiti continuo a pedalare in piedi; è domenica e comunque non abbiamo mai incontrato officine per bici; noto però lungo la strada un riparatore tutto-fare; infatti avanti l’abitazione ha molti elettrodomestici in riparazione o da demolire; andiamo lì in quanto, sostanzialmente, mi servono solo vite e rondella da sostituire; l’uomo, gentilissimo, ci viene incontro e ci chiede subito se vogliamo bere qualcosa (l’accoglienza di questa gente è quasi imbarazzante); poi svuota un barattolo di viti/dadi/rondelle nel quale recuperiamo quanto ci serve; non vuole alcun compenso.
Percorriamo l’ultimo tratto intercettando due funerali e verso le 18 siamo all’hotel di Sanski Most; qui si ripete la solita storia: le camere sì ma niente cena; ancora telefonate e poi il problema si risolve. Sono molto arrabbiato con l’organizzazione per tutti i problemi che stiamo incontrando: tipologia di percorso, guide, hotel; chiedo l’uso di un PC che il gestore dell’hotel gentilmente mi concede e scrivo una pesante e-mail di sfogo a Dueruotenelvento.
Dopo cena facciamo due passi nel centro, piuttosto vivo (pochi turisti, principalmente gente del luogo).
km 64, dislivello oltre 1000m