Dal Lago di Costanza a Strasburgo lungo il Reno (n. 3)
Rorschach See - Costanza - Schaffhausen - Lorrach - Freiburg - Strasburgo.
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Racconto
La mattina, alzatomi come sempre di buon ora, riparo il freno della bici di Manuela. La giornata si presenta bella e soleggiata. Partiamo decidendo di costeggiare il lago nella sponda meridionale per risparmiare qualche km (saggia decisione!). La ciclabile è molto bella e tranquilla: un misto di campagna e lago. Ci fermiamo a fare spesa in un alimentari per poi arrivare a pranzo a Stein am Rhein. La graziosa cittadina si trova nel punto in cui termina il lago di Costanza ed inizia i Reno. E’ attraversando un ponte sul Reno che entriamo nella bella piazza; attraversiamo l’affollato corso in bici per fermarci a mangiare nei giardinetti di fianco al porticciolo sul Reno. Durante il pranzo i bambini si divertono a guardare e a sfamare papere e cigni che tranquillamente si avvicinano al molo. Dopo pranzo, mentre i giovani si rilassano nelle panchine del giardinetto, noi adulti facciamo una passeggiata per le vie del centro approfittando per assaporare il buono, e costoso, caffè lungo, come viene fatto nell’alta Svizzera e in Germania.
Ripartiamo verso le 14.30 osservando il cielo con una certa preoccupazione. Guardando nella direzione che avremmo dovuto seguire si intravedono grigi nuvoloni: in effetti, dopo una mezz’oretta di pedale, comincerà a piovere. Fortunatamente giungiamo a Diessnnoten, cittadina svizzera con un bel ponte in legno coperto: è qui che ci ripareremo per un po’ di tempo. Nell’attesa ci divertiamo ad osservare tre ragazzi tedeschi che, giunti al ponte con una barchetta in legno, incuranti di freddo e pioggia, salgono sul ponte per fare dei tuffi dalla finestra centrale incoraggiati dai nostri applausi.
Continuando a piovere, pur se in modo leggero, decidiamo di coprirci e continuare. Arrivati a Schaffhausen attendiamo Cristiana, che era rimasta sola con Simona in coda rischiando di perdersi per i boschi tedeschi, e subito ripartiamo in quanto per Dachsen, sede del nostro ostello, mancano ancor 5 km. Raggiungiamo facilmente Dachsen in quanto si trova di fianco la ciclabile ma con fatica: l’ultimo km presenta due faticosi strappi con una pendenza del 20% (nel secondo, piuttosto lungo, anche io e Papalì siamo costretti a scendere…per l’unica volta!). Dachsen più che un paese è un castello e il nostro ostello si trova all’interno: veramente stupendo! Il gestore, gentilissimo, ci mostra le camere alla vista delle quali io ed Eliana esclamiamo continuamente “bello!” “stupende!!”: in effetti si trattava di due camerate con tutti i letti vicini. A qualcuno ricordavano un lager ma alla maggior parte piacevano molto. Anche qui avevo, a mia insaputa, prenotato la cena (fortunatamente si svolgeva alla tarda ora delle 19!). La cena è tipicamente svizzera: spaghetti al ragù di carne; inutilmente abbiamo aspettato il secondo: ci verrà servito, invece, un dessert con uno strano dolce che comunque quasi tutti, di bocca buona, apprezzeremo! (la fame?). Il castello di Dachsen si trova in una posizione privilegiata. E’ infatti da qui che scende il sentiero per osservare, da vicino, le grandiose cascate sul Reno (le più grandi d’Europa…dicono). L’ingresso è a pagamento fino alle ore 19 ma noi, che residiamo nel castello, scendiamo ovviamente dopo lo 19. Lo spettacolo è veramente incantevole: una potenza d’acqua spaventosa. Rimaniamo incantati a guardare le cascate fino a notte, potendo così godere anche dello spettacolo notturno delle cascate illuminate!
Non tutti verranno a vedere le cascate: a parte alcuni giovani, che preferiscono stravaccarsi in camera ascoltando musica e chiacchierando, Maria non è in forma! La conosco da quasi 30 anni ed è la prima volta che la vedo indisposta: probabilmente il giovane aspetto fisico tradisce un invecchiamento che, inevitabilmente, è cominciato. Per cui si corica in camera in compagnia di Gianni e Anna Lisa; trovo la figlia con i genitori in quanto ha un grosso problema: si accorge di aver dimenticato il marsupio con dentro il suo preziosissimo cellulare nel ponte in cui abbiamo fatto sosta (15 km fa!). Gianni fa alcuni tentativi telefonici: chiama ripetutamente il cellulare di Annalisa, prova a rintracciare la polizia di frontiera (il ponte era una zona di frontiera fra Germania e Svizzera) ma senza successo. Mi ripropongo di farci un sopralluogo la mattina seguente in quanto, svegliandomi mediamente due ore prima degli altri, avrei fatto in tempo a percorrere i 30 km.