Racconto
Il mattino successivo, domenica 12 agosto, ci vede intenti a consumare una veloce colazione sfruttando ciò che troviamo nella dispensa dell’ostello, in attesa che don Marco possa celebrare la messa nella chiesa a lato dell’ostello e, terminata, ripartire per Sibenik.
La costa tra Trogir e Sibenik è meravigliosa, a mio giudizio la più bella tra quante pur belle viste fin ora.
Ci fermiamo per la sosta del bagno e del pranzo a Primosten, uno stupendo paesino costituito da una zona in mare collegata alla terraferma da un istmo.
Attorno all’isola c’è una panoramica passeggiata che percorriamo e che ci permette di scoprire degli angoli meravigliosi con un mare turchese e rocce a picco dalle quali tuffarsi.
Ci sono anche delle scalette per risalire e spazio a sufficienza dove consumare il nostro pranzo al sacco, sonnecchiare, fare una partitina...
Ma, purtroppo, dobbiamo ripartire, Sibenik ci attende.
E qui, 25 km dall’arrivo, scatta il Pasta!
E’ uno scatto secco al quale, con fatica, rispondo mantenendolo a circa 200 davanti a me per quasi tutto il tempo e con un’andatura ben oltre i 30 km orari.
Difendere la maglia è ogni giorno un’impresa! Ormai alle porte della città Pasta cede, lo raggiungo e lui non riesce ad aggiudicarsi la tappa... ma consolida il terzo posto nella generale, avvicinandosi pericolosamente al secondo!
Sibenik è una città di circa 50.000 abitanti, con la bella cattedrale di San Giacomo che, successivamente pentendoci, non visitiamo all’interno per non cacciare gli euro richiesti per la visita ma che avremmo dovuto vedere in quanto patrimonio UNESCO ed unica nel suo genere.
Invece ci rechiamo in un bar per vedere la finale Italia - Croazia di pallamano alle Olimpiadi. Fortunatamente nel bar ci sono solo due indigeni e quindi non c’è pericolo di rissa tra tifosi avversari. Comunque finisce che vince la Croazia e, con le orecchie basse usciamo in silenzio... mettendoci alla ricerca del necessario “apartamani”.
Pare che tutto sia pieno, o meglio che per una notte sola non vogliano affittare.
L’unica soluzione trovata è uno stanzone separato da delle lenzuola poste su dei fili per stendere i panni e che creano in tal modo tre zone con dei materassi a terra, alcuni solo dei materassini da mare.
Ci adattiamo, lo spirito dei pellegrini di Santiago è ancora presente in noi e vivere all’essenziale non ci crea particolari problemi.
Il bagno è unico ed alcuni di noi optano per scendere in spiaggia, farsi un bagno in mare ed approfittare delle docce sulla spiaggia per lavarsi. Una scelta che si rivelerà soddisfacente e piacevole.
Prima di cena scoppia “il caso dei fichi” e per poco non scoppia una guerra!
Roby e Patrizio vedono una pianta di fichi nel cortile della casa dei vicini ed entrano “rubandone” uno. Non fosse mai stato fatto!!!
Come a Palermo non si devono toccare le banane (alla Johnny Stecchino!) qui i fichi sono sacri!
Vengono verbalmente assaliti dai vicini che se la prendono con tutti noi e con i padroni della casa dove risediamo minacciando di chiamare addirittura la polizia!
Chiediamo ripetutamente scusa, sopportiamo ciò di cui immaginiamo ci etichettino (percependo più volte nelle frasi “italesnski” o simile) ma non smettono.
Sino a che non perdo la pazienza e urlo di smetterla di romperci i c...ni!
Improvvisamente cala il silenzio.
Intuisco che probabilmente tra vicini non doveva scorrere buon sangue ed il pretesto dei fichi è stata una scusa per attaccarsi.
Prima di uscire comunque, per salvare il rapporto tra loro, mi avvicino alle due donne dei vicini e chiedo ancora una volta scusa porgendo la mano per una stretta rappacificatrice, inizialmente rifiutata ma alla fine, anche se con un’aria di sopportazione, scambiata.
Ci spiace per quanto successo, pur nella sua inconsistenza del fatto, ha generato tensione.
Ma sapremo stemperarla con una buona bevuta nel corso della cena!
Il padrone di casa, al nostro rientro si raccomanda ancora di tacere e non far rumore, evidentemente preoccupato del rapporto con i vicini, ma, considerando che non siamo ne vocianti ne creiamo inutili schiamazzi, mi altero un po’ ritenendomi in diritto di essere libero di vivere la vacanza senza oppressioni inutili.