Dal Lago di Costanza a Strasburgo lungo il Reno (n. 3)
Rorschach See - Costanza - Schaffhausen - Lorrach - Freiburg - Strasburgo.
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Racconto
Ci alziamo con un tempo autunnale. Piove e fa freddo. Riparo il freno della bici di Sara, mangiamo e dopo aver valutato il da farsi (aspettare o partire?) decidiamo di partire in ogni caso in quanto ci aspetta un lungo tratto. Dunque usciamo per attrezzarci per partire con la pioggia. Copriamo tutti i bagagli con le nostre coperture professionali: sacchi dell’immondizia; ci copriamo le scarpe con dei gambaletti in plastica trasparente trafugati di nascosto da un’amica in un importante allevamento avicolo marchigiano, indossiamo le mantelle pronti a partire ed a pedalare sotto l’acqua.
Durante la preparazione abbiamo un antipatico screzio con un dipendente dell’ostello. Infatti, per raggiungere il garage, dove si trovavano le bici, per bagnarci di meno scegliamo un passaggio più breve alternativo a quello indicatoci dalla sig.ra dell’ostello. L’avessimo mai fatto! Si affaccia subito dalla finestra un nervosissimo signore che comincia ad imprecare ed a insultarci pesantemente in tedesco (non capiamo il tedesco ma dal modo in cui si rivolge a noi capiamo che ci sta insultando); non dovevamo passare su quel tratto di prato e, oltretutto, ci accusa di aver tranciato un filo di ferro che delimita una recinzione (accusa assolutamente falsa). Si arrabbia a tal punto che alla fine fa uno spunto nella nostra direzione manifestando tutto il suo disprezzo per noi e probabilmente per tutti gli italiani e probabilmente per tutto il sud del mondo!
L’episodio ci rattrista; fortunatamente poco dopo scende la sig.ra dell’ostello con la quale possiamo confrontarci con più calma e, alla fine, ci sposta anche la sua auto per offrirci più spazio al coperto per caricare le nostra bici.
Una foto sotto la pioggia e poi partiamo, rilevando subito il disagio di dover pedalare in quelle condizioni. La mantella svolazza e il cappuccio mi si cala spesso sugli occhi. Oltretutto mi rimane difficilissimo girarmi di lato, sempre a causa del cappuccio, e spesso attraverso gli incroci incrociando le dita! Inoltre è freddo. Chi ha gli occhiali, Federico -per esempio- lamenta l’assenza di un tergicristallo; con l’acqua sugli occhiali è molto difficile vedere!
Raggiungiamo prima Basilea per poi poter riprendere la ciclabile dl Reno. Nei pressi della città un ragazzo, che si sta recando al lavoro in bici, ci guida per un buon tratto permettendoci così di raggiungere più facilmente la Rhein-Radweg. Continua a piovere. Maria, la più previdente, comincia a pensare a alternative e, prima di lasciare il ragazzo, gli chiediamo dove si trova la prossima stazione ferroviaria; “Perché?” ci chiederà lui, probabilmente abituato a convivere con la pioggia; inoltre ci assicura che, avendo visto le previsioni del tempo, a partire dalla tarda mattinata il tempo si aggiusterà. Ma continua a piovere, e molto: quindi ci indirizziamo verso la stazione più vicina. Il dover ripiegare al treno è una soluzione che non mi piace; sono molto radicale nelle scelte e dunque vorrei pedalare fino in fondo. Ma non sono solo; vedo in giro volti infreddoliti e Silvia stessa ammette di avere freddo; mi accorgo infatti che il parafango posteriore della mia bici non è sufficientemente lungo e le arrivano dunque dal basso gli schizzi della mia ruota: praticamente è molto bagnata! (poi provvederò a prolungare con un pezzo di plastica il mio parafango). Quindi, a malincuore, accetto la scelta. Raggiunta la stazione rileviamo che è senza biglietteria e ne ha solo una automatica. E questa non prevede biglietti per gruppo con trasporto bici. Cosa fare? Inoltre ha smesso di piovere, vorrei proporre di ripartire i bici, ma riesco a frenare questo impulso. Decidiamo di salire nel primo treno per Friburgo in ogni caso e poi di cercare il controllore per spiegare la situazione e pagare a lui biglietto-gruppo. Arrivato il treno saliamo in fretta, per quanto fosse possibile farlo con le nostre 22 bici stracariche 2 delle quali con cammellino attaccato! In vettura ci accorgiamo che l’unico personale viaggiante è il macchinista: una persona gentilissima! Fa entrare Gianni nella cabina di comando e gli dice che non esiste controllore facendogli capire, in qualche modo, che non dobbiamo preoccuparci. Ed effettivamente non ci preoccupiamo affatto! Oltretutto, scesi a Friburgo, dopo un brevissimo scrupolo di andare in biglietteria per pagare il biglietto “a posteriori” decidiamo di non pensarci più e ci indirizziamo al centro della graziosa cittadina tedesca. Friburgo non era una meta programmata; qui non passa la ciclabile del Reno. Ma non c’erano soluzioni ferroviarie migliori. Oltretutto Friburgo dista solo 20 km dalla nostra meta serale, Breisach, che raggiungeremo nel pomeriggio in bici (ovviamente, come aveva previsto l’amico svizzero, nel pomeriggio non pioverà).
A Friburgo ci tratteniamo prima davanti ad un… che fa degli invitanti … (cucina non molto locale, in realtà nord africana, ma che soddisferà il palato dei giovani e meno giovani), Io e Cristiana preferiamo indirizzarci al bacherei dove compriamo del buon pane e qualche dolcetto.
Visitiamo finalmente la cittadina: veramente bella! Interamente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale; infatti, in quella circostanza, venne interamente bombardata ad eccezione della bellissima cattedrale nel centro, unico edificio che rimase intatto! Caratteristica particolare di Friburgo sono i canaletti d’acqua pulita che corrono di fianco ad ogni marciapiede.
Di Friburgo le guide riportano:
• …Il Duomo sovrasta ogni monumento. Questo capolavoro del gotico, la cui costruzione è durata oltre 300 anni, fu terminato nel 1513 …
I quartieri storici con i loro "Bächle", i ruscelletti, i numerosi monumenti, i musei, i teatri, le strade ove bighellonare, con ristoranti accoglienti e pubs originali fanno amare questo gioiello non solo da studenti…
• Attorno alla Cattedrale si raccoglie la città vecchia, con il mercato ricco di profumi e colori, edifici storici di epoche diverse, i piccoli canali che scorrono per 15 chilometri lungo tutti i vicoli della città. Quotidianamente questi ruscelletti, i Bächle, vengono puliti da addetti. Sono davvero un tratto caratteristico dell’immagine della città e la tradizione vuole che chi vi cade dentro, si sposa con qualcuno del posto. La zona pedonale, che coincide con il centro storico, è ricca di boutique, negozi, gallerie e mercatini, si vedono in giro molti studenti che ricordano come Friburgo sia una città universitaria.
Verso le 15 riprendiamo le nostre bici per raggiungere Breisach. Ci arriveremo dopo 20 km di tranquilla ciclabile. Raggiungiamo subito l’ostello che si trova a circa 1 km dal centro. Anche questo è molto bello: caratteristica unica delle camere è che, oltre ai 4 letti, ogni camera ne ha altri due in un soppalco raggiungibile con una ripida scala. Simona e Silvia se ne impossessano subito con entusiasmo: in realtà Silvia, al momento di andare a dormire, non avrà il coraggio di separarsi dalla madre con grande disperazione di Simona, la quale, dopo un lungo pianto, dovrà condividere il soppalco con sua mamma.
Ai ragazzi l’ostello piace a tal punto che decidono che passeranno lì il resto della serata. Purtroppo la cena è stata già servita ma Cristiana e Maria riusciranno a convincere il cuoco a sfamare i nostri 11 ragazzi (rilevante la cortesia con la quale ci viene concessa questa possibilità: oltretutto mi verrà fatto un grosso sconto sui pasti!).
In ostello troviamo Jimmy; è piuttosto sconvolto; ieri ha lavorato a Monaco. Oggi, per raggiungerci, ha percorso oltre 200 km in auto + 4 ore di treno (con 4 cambi treno). Oltretutto qui non trova Eliana che, oltre ad essere la sua amica di riferimento, è l’unica persona del gruppo con la quale può tranquillamente dialogare in inglese; inoltre è dispiaciuto e preoccupato per ciò che le è successo. Inoltre, dulcis in fundo, non ritrova i pantaloni che aveva dimenticato in stazione e che, sperava, noi avessimo preso (erano il suo unico ricambio)! Fortunatamente le suo origini gallesi non lo fanno scomporre più di tanto e continuerà la vacanza adattandosi perfettamente ai nostri stentati colloqui in inglese-francese ma, soprattutto, in italiano ed indossando ancora per qualche giorno lo stesso paio di pantaloni.
Sistemati i giovani noi adulti andiamo in città sia per cenare sia per visitare centro storico. A cena ordiniamo il solito ½ litro di birra Wais (?????), ovvero quella non pastorizzata, con meno alcool che anche a me, astemio, non da alcun problema (come spiegavo con sicurezza a Loretta prima della cena); ma quella sera qualcosa funzionò diversamente: all’uscita dal locale un giramento di testa crescente fino ad uno stato di sbornia prese possesso di me, Manuela e Patrizia. Io visitai la città ripetendo in continuazione Sto male e senza riuscire ad apprezzare (ed a ricordare, successivamente) quanto visto: arrivato all’ostello crollerò sul letto e mi addormenterò subito, troncando bruscamente una conversazione che Manuela, nel letto sotto il mio, stava cercando di avviare iniziando con la solita ed inutile domanda “dormi?”.
Manuela al ritorno dalla città, condurrà il cammellino di Simona, che Cristiana le aveva incoscientemente affidato, zigzagando pericolosamente per le buie vie che fiancheggiano il Reno, esclamando di continuo “Quanto sbanda!!”.
Patrizia continua a parlare ininterrottamente, soprattutto con Jimmy e, ovviamente, in italiano non evidenziando dunque la differenza fra lo stato di ebrezza e quello di sobrietà!