Borgogna (Francia): da Macon a Montbard (n. 20)
Macon – Cormatin – Chalon sur Saone – Bearne – Dojon – Pouilly en Auxois - Montbard
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Racconto
Paolo
Non avendo prenotato le petit dejeuner facciamo colazione autonomamente nelle boulangerie del centro. Purtroppo Luca A. non si sente bene, ha un forte mal di gola ed è febbricitante: insieme a sua mamma Lorella decidono di prendere il treno fino a Beaune e di aspettarci in hotel.
Usciti dalla città. Sempre grazie alla traccia GPS, raggiungiamo facilmente l’imbocco della ciclabile: questa fiancheggia il lato destro del Canale du Centre ed è molto bella; sarà qui che iniziamo a vedere i numerosi battelli del turismo fluviale, molto diffuso in Francia.
Arrivati nei pressi di Satenay lasciamo il canale per percorrere la Voie des vignes, ovvero un tracciato che passa fra gli immensi vigneti della Borgogna; a Satenay facciamo una breve sosta per la spesa-pranzo che consumeremo verso le 13,30 nei giardini di Chassagne-Montracher, piccolo centro abitato lungo il percorso. Ripartiti verso le 14,30 facciamo una breve tappa-caffé a Meursault; poi ripartiamo alla volta di Beaune. Prima andiamo all’hotel* che si trova in periferia, poi usciamo con le bici per andare in centro.
Verso le 19 decidiamo di lasciarci liberi fino alle 22,30, ovvero ciascuno sarà libero di mangiare dove e con chi vuole. Sicuramente d’effetto sono delle proiezioni che vengono fatte di notte in tre monumenti della città; per il resto la maggiore offerta consiste nella vendita vino e nella visita di “Caves” (cantine).
* Premiere classe Hotel
http://www.premiere-classe-beaune.fr/it/index.aspx
premiereclassebeaune@wanadoo.fr
(prezzo circa € 26,7 pernottamento + prima colazione)
Stanotte si è rasserenato tutto e stamattina splende il sole.
In albergo la colazione non è compresa perciò di buon mattino andiamo in cerca di un buon boulanger e di un bar.
Il barista, che sa un po’ di italiano, ci spiega che il nostro è un “cafè au lait”. Se avessimo voluto quello che da noi è un cappuccino avremmo dovuto chiedere un “cafè au lait avec sa creme” (schiuma del latte) e chantilly (perché lui ci mette anche una spruzzata di panna spray). Stamattina Luca A. ha la febbre alta ed è proprio malato: sua madre Lorella decide di saltare la tappa e di portarlo in treno direttamente a Dijon nella speranza che un giorno di riposo sia sufficiente. Non sarà così, povero Luca …e povera mamma!
Poco dopo la partenza la ciclabile costeggia e risale un canale che seguiamo per tutta la mattina.
Il cielo azzurro solcato da qualche nuvola bianca, l’aria piacevolmente fresca, l’acqua che scorre placida lì a fianco e la verde campagna rendono estremamente piacevole e distensiva la pedalata di questa mattina. Quando vediamo un battello approssimarsi ad una chiusa ci fermiamo curiosi nella speranza di assistere allo spettacolo del suo passaggio al tratto successivo di canale. Niente da fare, dopo più di dieci minuti nulla cambia e decidiamo di ripartire. A mezzogiorno ci fermiamo in un piccolo paesino per fare un po’ di spesa e “sosta pipì”.
Il bagno pubblico. Troviamo dei servizi pubblici automatizzati. Una cosa del genere la puoi trovare solo in Francia! Quando ti appresti a fare il tuo bisogno, passano nemmeno dieci secondi e la tavoletta del water, che stai ben attento a non toccare perché bagnata da “non si sa cosa”, comincia ad alzarsi.
Ti sposti in avanti per non farti toccare e finisci per farla di fuori. Quando si è alzata del tutto ti tranquillizzi e riprendi a farla dentro. Pia illusione! Subito dopo la maligna tavoletta riprende ad abbassarsi e quel poco che ancora ti resta da fare finisce di nuovo fuori!
All’esterno del bagno l’ilarità è generale per le disavventure che chi esce racconta, con dovizia di particolari buffi e spiegazioni, a quelli che devono ancora entrare costretti a trattenersi dal non ridere troppo altrimenti…
Decidiamo di pranzare più avanti e ripartiamo. Ora la ciclabile lascia il canale e si inoltra in una zona di vigneti. Sono sterminati. Filari da ogni lato della strada e fitti banchi di moscerini sulla strada (per il caldo, per l’ora e per la vicinanza dell’uva). Sono così fitti che entrano dappertutto negli occhi, nel naso e nelle orecchie, ti colpiscono la fronte, le braccia, il corpo mettendoti a dura prova. E iniziano le salite. Logico! I vigneti stanno in collina non in pianura. Commento di Lucia B: -‘Non ho visto vigneti, solo strada e con l’attenzione tutta rivolta al respiro che manca!’-
Dopo pranzo (la partenza è sempre alle due) ancora vigneti con corredo di salite. Con la digestione in corso ogni salita sembra aumentare di tre-quattro punti percentuali perciò Lucia si ritrova a soffrire in buona compagnia.
Il muretto. Pedaliamo in una strada non più contigua alla campagna perché delimitata da entrambi i lati da un ininterrotto muretto a secco. Il muretto apporta un carattere di preziosità alle colture che protegge. Nella fatica della salita la mente è libera di spaziare e vien fatto di pensare alla maestria, con cui quel muretto è stato costruito con pietre spostate a margine del campo da filari cresciuti su terra pietrosa, al tempo necessario a rinsaldare le pietre grosse con le piccole, scegliendole e adattandole, alla pazienza e all’amore necessari ad un lavoro così minuzioso e ben fatto da durare negli anni. Il muretto segue fedelmente tutte le “esse” della strada e, nei punti in cui è crollato, le pietre sono coperte da licheni segno evidente che la maestria, la pazienza e l’amore non sono più quelli di un tempo; forse è proprio il “tempo” che ha cambiato il proprio valore rispetto ad una volta…
All’improvviso eccoci arrivati a Beaune: è una città ridente, con un bel centro storico. Di sera, ci sorprende con le “decorazioni di luce” proiettate sui monumenti.